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Il primo giorno della De Gregorio

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~Ibra_8
view post Posted on 26/8/2008, 13:29




L'editoriale firmato su "L'Unità"

La prima pagina del quotidiano “L’Unità” del 26 agosto del 2008 Concita De Gregorio la conserverà con particolare attenzione. E’ il giorno del suo primo editoriale da nuova direttrice del quotidiano del Partito Democratico. E’ la prima donna ad assumere una carica così alta all’interno del giornale, succedendo a firme autorevoli come Pajetta, D’Alema, Veltroni, Colombo. “Differenza tra destra e sinistra”, “dovere di solidarietà”, “futuro” sono le parole chiave del primo editoriale intitolato “Il nostro posto”.

Un titolo già di per sé emblematico perché Concita De Gregorio, ex inviata di punta de “La Repubblica” (dalla quale porterà con sé Giovanni Maria Bellu, titolare delle inchieste) fa già capire di sentirsi parte della redazione, del sostrato culturale del quotidiano fondato da Gramsci (“Istruitevi perché abbiamo bisogno della vostra intelligenza”, è la frase gramsciana che usa la De Gregorio nel suo fondo) e soprattutto di voler instradare il giornale sul tema dell’identità.

L’inizio della penna della De Gregorio è molto soft, quasi romanzato. “Sono cresciuta in un Paese fantastico di cui mi hanno insegnato ad essere fiera (…)”, fino ad arrivare al tema della meritocrazia e dell’uguaglianza: “sono stata una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quello che aveva imparato a fare e di quello che poteva dare”. Poi spazio ai primi passaggi politici: “ho saputo senza ombra di dubbio che essere di destra o di sinistra sono due cose profondamente diverse: per troppe ragioni da elencare qui, ma per una fondamentale, quella che la nostra Costituzione – una Costituzione antifascista – spiega all’articolo 2: l’esistenza (e il rispetto, e il valore, e l’amore) del prossimo”.

Sin da subito Concita De Gregorio rianima le coscienze del Pd: “E’ un tempo triste quello in cui chi è andato solo pochi mesi fa a votare alle primarie del Partito Democratico ha già rinunciato alla speranza, sepolta da incomprensibili diaspore e rancori privati da uomini pubblici”. Poi assicura i lettori, spiegando che “L’Unità” non rinuncerà alla sua anima battagliera perché “coltivare i pomodori dietro casa non è una buona idea, metterci la musica in cuffia è un esilio in patria”, quasi quanto “regalare una Playstation per Natale ai nostri figli non è un’alternativa alla speranza”.

Ringrazia Padellaro e Colombo per l’eredità che lasciano, poi spazio ai temi che faranno da volano al quotidiano: “penso a un giornale capace di parlare a tutti noi, a tutti voi di tutto quello che anima le vostre vite, i nostri giorni: la scuola, l’università, la ricerca che genera sapere, l’impresa che genera lavoro. Il lavoro, il diritto ad averlo e a non morirne. La cura dell’ambiente e del mondo in cui viviamo, il modo in cui decidiamo di procurarci l’acqua e la luce nelle nostre case, le politiche capaci di farlo (…)”.

E poi, la parte finale dell’editoriale. Quello in cui Concita De Gregorio promette anche una rivoluzione grafica (si parla di un modello in stile “La Vanguardia”, il tabloid – di centrodestra – più venduto di Barcellona, a ricordare le origini catalane del neo-direttore) ma soprattutto chiede l’aiuto di tutti perché “non ci si può tirare indietro adesso, non ci si deve. E’ questa la nostra storia, questo il nostro posto”.
 
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